Dalla Mano al Satellite

Dalla Mano al SatelliteLa concimazione è stata meccanizzata relativamente tardi: ancora negli anni Cinquanta era svolta quasi esclusivamente dall’uomo. Ma già allora si parlava di localizzazione e interramento dei prodotti

Due fattori hanno spinto la meccanizzazione dell’agricoltura in Italia: l’efficienza e la fatica. Elementi che spesso vanno a braccetto. Non sempre, però.
È il caso dell’attrezzo che prendiamo in esame in queste pagine, vale a dire lo spandiconcime.
Lo facciamo in compagnia di Giancarlo Spezia, già docente di Meccanizzazione viticola alla Cattolica di Piacenza e attualmente titolare della Spezia Srl, detentrice del marchio Tecnovict e pluri-premiata nelle principali fiere europee per le sue innovazioni nel settore vitivinicolo.
Torniamo però alla concimazione: operazione complessa e laboriosa, ma non particolarmente faticosa, se comparata con attività quali vangatura, aratura, sfalcio e raccolta del foraggio.
E quanto alla complessità, pur innegabile se si conosce la tecnica di concimazione manuale, è indubbiamente inferiore rispetto ad altre lavorazioni quali la semina, che non a caso fu meccanizzata decenni prima.
Meccanizzazione ritardata La concimazione, al contrario, ancora negli anni Cinquanta era largamente praticata nella versione manuale.
Lo testimoniano gli archivi di Macchine e Motori Agricoli. Per esempio, scriveva nel 1950 l’ingegner Federico Bragoni (istituto di Meccanica agraria, università di Pisa): «L’industria nazionale (per la produzione di spandiconcimi, ndr) non è così progredita come per le seminatrici».
Aggiungeva poi: «È doveroso rilevare che il costruttore di spandiconcimi è stato meno spinto verso una intensificazione della produzione a causa delle richieste ancor troppo modeste di macchine del genere da parte della nostra agricoltura.
Lo dimostra il fatto che anche gli spandiconcimi di produzione estera sono ancora poco diffusi nelle aziende agricole italiane».
La situazione cambierà rapidamente negli anni Sessanta: una rassegna di Pietro Elia, pubblicata nel 1966 sempre su Macchine e Motori Agricoli, suddivide l’offerta di macchine per lo spandimento dei fertilizzanti tra distribuzione a spaglio oppure localizzata.
Le prime si distinguevano in spandiconcime centrifughi o per gravità, che successivamente sarebbero stati chiamati lineari. Interessante che già 55 anni fa si desse importanza alla distribuzione localizzata, considerata una soluzione «di grande interesse agronomico perché colloca il concime vicino alle piante».
Del resto, già nel 1948 Giuseppe Stefanelli evidenziava che era in corso un dibattito attorno non soltanto alla localizzazione, ma all’interramento del concime in prossimità delle radici della pianta.
Ancora Pietro Elia, ma nel 1967, precisa comunque che «Nella pratica corrente la concimazione è frequentemente, se non ordinariamente, eseguita a mano» a causa del costo delle attrezzature necessarie.
Due anni dopo, tuttavia, Giorgio Altadonna, in un articolo significativamente intitolato “Evoluzione degli spandiconcime”, suddivide gli stessi in una griglia che dimostra l’alto numero di modelli ormai sul mercato.
Si hanno infatti spandiconcime lineari, localizzati oppure centrifughi, con i primi a loro volta suddivisi in macchine a fondo mobile, vite e piatto rotante.
I modelli centrifughi, continua Elia, sono i più diffusi causa il basso costo. La localizzazione, infine, può essere superficiale o profonda.
Il decennio successivo vede la diffusione anche nel nostro paese dei concimi liquidi o gassosi (in uso negli Stati Uniti fin dagli anni Quaranta) mentre negli anni Ottanta nasce una nuova soluzione: lo spandiconcime pneumatico. Che Paolo Balsari, nome che non ha bisogno di presentazioni essendo fino a poche settimane fa docente all’università di Torino, recensisce in modo assai positivo.
Si arriva infine agli anni Novanta, con i primi sistemi a controllo elettronico e l’alimentazione idraulica dei dischi distributori. Alla fine del decennio entra nel dibattito un nuovo concetto: la distribuzione a dose variabile.
La quale però non suscita, in quel momento, interesse negli agricoltori.

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